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«Quella compiacenza per parte di Selama era tutto ciò che la consorte poteva attenderne. Habib e Dorrai Algoase giungono: introdotti nell’appartamento dell’emiro, lo scudiero vi depone lo armature, coperte colle pelli nelle quali erano state avvolte. Si sta per cominciar l’operazione sugli occhi dell’emiro; ma i curiosi la sbagliano, chè vengono allontanati. Si è fatta preparare una cena che la sola governante deve servire, e lo scudiero vien posto di guardia alla porta della tenda per vietarne a chiunque l’ingresso. Alaschraf annunzia allo sposo la visita del medico, e nello stesso tempo gli mette in mano una borsa piena d’oro.

«— Pesatela,» gli dice, «o emiro; sentite se il pegno che il medico vi fa rimettere è sufficiente; impossessatevene per disporne, nel caso che l’operazione fallisse. Ma siccome voi siete sovrano, ei trova che la vostra persona non potrebbe essere compromessa per un prezzo tanto vile, e per istabilire una specie di proporzione, vi prega di permettere che impegni il suo capo. — Mia cara,» disse Selama, «non mi fareste voi sognare, come faceste poco fa, la balia e voi? Sarebbe questo un sogno in tre? — Spero, amico mio, che in breve voglia essere un sogno in cinque, ed il più caro e meno fallace che far possiamo; ma ecco il medico. — Avvicinatevi,» disse l’emiro. «È vero che siete sicuro di guarirmi? — Tanto sicuro quanto lo sono della mia esistenza. — Avete la voce d’un angelo, e non quella d’un uomo. Mi rechereste voi una grazia del cielo? io non ne aspetto, nè posso attenderne che da lui. — V’ingannate sulla natura della mia essenza, ma definite benissimo la mia missione. — Non so, ma le vostre parole m’incantano e mi empiono di speranza. Guardate questi occhi. — Li veggo. Permettete che li tocchi o vi applichi i pollici delle mie mani. — Sento un grato calore.... — Oh! qual dolce sensazione! Ope-