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«— Il cielo mi ha umiliato,» dic’egli; «mi era troppo insuperbito de’ suoi benefizi, ed ei me li ha tolti affinchè conoscessi il mio nulla; lo benedico, o mia cara moglie, se vi veggo al par di me rassegnata. Privo della mia gloria e possanza, o del godimento della luce, potrei sfidare sinanco la schiavitù onde mi si minaccia, purchè mi aiutiate a tutto sopportare: i vili miei nemici, più non temono la mia lancia, ma non eviteranno quella del gran profeta, e saremo vendicati; egli ci ricongiungerà al nostro Habib, e saremo felici.

«— Ah! sì,» disse la balia; «dopo il sogno che abbiam fatto madama ed io, son certa che ci riuniremo al nostro Habib. — Qual sogno?» chiese Selama; «e chi ha mai udito parlare d’un sogno fatto in due? — Eppure è così,» disse la governante, «ed esattamente l’eguale da entrambe. Noi abbiam veduto Habib; era bello, era re, ed aveva una regina per moglie, bella come lui. Amava suo padre e noi con tutta la tenerezza; ei calcolava di venir qui a farsi vedere da voi, e... — Farsi vedere da me!» interruppe Selama; «ciò dunque non sarà sulla terra: i miei occhi sono chiusi per sempre. — Voi sarete forse, e signore,» proseguì la balia, «gratamente disingannato. Ci venne annunciato un medico unico a tal effetto. Purchè estinta non sia la pupilla dell’occhio, ei restituisce la vista in un momento, e senza dolore. — Non sono stato che troppo vittima degli empirici e degli astrologhi! — Egli non è nè l’uno, nè l’altro, ed offre di depositare mille pezzo d’oro prima di nulla intraprendere. Se non riesce, se fa il minimo male, perde la somma.— Lo si faccia venire col deposito,» disse Selama. «Voglio guadagnare mille pezze d’oro per quelli fra’ miei poveri sudditi a’ quali furon tolti gli armenti. Non mi costerà che un po’ di pazienza, e quest’uomo sarà punito della sua presunzione.—