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abitazioni, impazienti di rimettersi dai torbidi che ne hanno sconvolta la prosperità, sotto lo scudo delle sagge leggi che li governavano prima della ribellione.
Una barca di pescatori, la sola che fosse nell’isola Verde, è stata loro spedita dalla dama dai bei capelli, coll’assicurazione che dividerebbe con essi i tesori trovati nel castello d’acciaio del tiranno, appena potesse far mettere in mare un bastimento che stavasi costruendo. Daliska riconosce la saggezza previdente della sua sposa. Habib e Dorrai Algoase vi applaudiscono, e tutti si decidono a passare sull’istante all’isola Verde. Le lagrime della dama dai bei capelli stanno per essere asciugate; essa è per rivedere il consorte sì crudelmente a lei rapito. Le due vezzose cugine, abbracciandosi, versano lagrime di tenerezza, e fanno partecipare il prode loro liberatore al sentimento che le anima. Bisogna fare il viaggio dell’isola Bianca e della Gialla. Le due parenti non si separeranno più, ed è probabile che questo sarà il termine della loro gita.
«Quando i viaggiatori sono nell’isola Bianca, Dorrai Algoase, che faceva incessantemente ripetere ad Habib tutte le particolarità delle sue avventure e fatiche, vede la cima del Caucaso che perdesi nelle nubi. - Che!» sclama; «là dunque abita il nostro Alabus! Ah! voi non dovevate condurmi sì lontano, se, scoprendo la dimora del miglior nostro amico, io deggio tornarmene senza pagare un tributo di gratitudine a tanti servigi ch’egli ci ha prestati. Lasciate alle figlie del mare il vostro fodero, salite con noi sul roc, e per variare i nostri piaceri, andiamo a gustare le dolcezze dell’amicizia.»