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farlo sul momento trasportare al palazzo della regina. — Debbo ancora,» risponde Habib, «il momento presente a’ suoi interessi. Voi dovete far arenare la balena; è d’uopo ch’io sia presente; ho mancato di prudenza una volta, e ciò mi serve di lezione per l’avvenire. Sospetto che il crudele nimico della vostra regina viva ancora nelle viscere del mostro suscitato contro di me. Devo accertarmene, per condurmi a suo riguardo come uno strumento di Salomone, contro del quale osò ribellarsi, ed assicurare alla vostra sovrana il riposo.» Ilbaracas fa trascinare la balena verso un sito della spiaggia dov’era facile, moltiplicando gli sforzi, di tirarla a terra; quindi Habib, avvicinandosele, ed alzando la voce: — Vile nemico di Dio!» dice, parlando al mostro; «colpevole verso di lui e de’ suoi profeti, rinnegato alla legge alla quale ti eri sottomesso, sei tu racchiuso in questo involucro? —
«S’udì uno spaventoso scricchiolar di denti che parve uscire dal ventre dell’animale. — Parla,» disse Habib insistendo, «o ti abbandono ai più crudeli supplizi.» Allora si sentì uscire dalla gola del mostro un sì doloroso e gemebondo.
«Il cavaliere si trae allora dal seno l’involto de’ capelli che gli rimanevano, e dice: — Finiscano qui di aver compimento contro d’essi medesimi i divisamenti degl’insensati; questi capelli divengano nodi di ferro che ti privino d’ogni moto; sii tu con tutti i tuoi abbandonato ai ministri di Salomone, e precipitato in fondo alle caverne del Caucaso.» Ciò dicendo, Habib legava coi capelli le pinne della balena, e l’enorme massa parve fare uno sforzo come per sollevarsi; ma non fu replicato, e la chioma della dama dai bei capelli, adoprata senza dubbio altrove, sparve in un istante. — La mia regina è sicura,» disse Habib ad Ilbaracas; «posso ora lasciarmi andare al contento di vederla, e vi prego di condurmi a lei.»