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NOTTE CDLXXXII
— Intanto l’arrivo d’un’enorme massa galleggiante che incamminavasi verso l’isola di Medinazilbalor, colpì gli sguardi d’Ilbaracas, incaricato di vegliare continuamente agl’interessi di Dorrat Algoase in tutta l’estensione della terra e dei mari dell’isola Nera. Questo visir, cangiato per metamorfosi in uccello, tenevasi di stazione nella media regione dell’aria essendo l’inferiore, tutto intorno a Medinazilbalor, infestata da pattuglie de’ ribelli. Egli si è accorto di qualche movimento nel mare, e non ha potuto, dall’altezza cui poggia, indovinare ciò che lo produce. Vede d’improvviso staccarsene un punto, e galleggiare sull’acqua. Arrischia di scendere cautamente, e l’aria gli pare assolutamente libera; mettendosi in difesa contro le insidie, si avvicina di più alla terra; i nebbioni che coprivano le coste ed il mare sono calati tutti sopra l’isola Nera, sfasciandosi in guisa, che ne pare schiacciata.
«A poco a poco quel punto ch’ei seguiva cogli occhi, cresce in grandezza; pare come un’isoletta galleggiante capace di colmare il porto di Medinazilbalor, verso il quale suppone che le correnti la trascinino; nè quell’isola è deserta, sebbene sembri assolutamente nuda: parte dunque di volo precipitoso, e corre a recar avviso a Dorrat Algoase colla sua scoperta. — Regina,» le dice, «vi aveva avvertita di avere scorti movimenti straordinari sull’isola Nera e sul mare che da quella ne disgiunge; oggi, al sorger