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pettinarli se non colle dita; e così mi astrinse a conservare quei capelli ch’erano il principio della mia sciagura e delle pazze sue speranze.

«Ogni mattina ei veniva al piede della colonna a chiedermi se fossi stanca di soffrire, e volessi in fine dargli la mia destra. Gli domandava istantemente la morte, ed ei mi rispondeva, gettando acqua colla mano in aria: — Vivete, soffrite, sospirate, piangete ed intrecciale i vostri capelli.» Ogni sera veniva a sollecitarmi di entrare nel suo talamo, e ripeteva colla stessa cerimonia le parole medesime.

«Ecco, signor cavaliere, la dolorosa mia storia; m’è impossibile dirvi quanto abbiano durato i miei patimenti; era assolutamente immersa ne’ miei dolorosi pensieri, e come assorta in essi. Voi ponete fine ad una parte delle mie pene; separata da uno sposo che amo teneramente, fissa nell’idea degli aspri tormenti ch’ei prova senza dubbio, son ben lontana dal potermi abbandonare alla gioia che dovrebbe cagionarmi la vista del mio liberatore ed il cangiamento della mia fortuna.»

NOTTE CDLXXX

— Pronunziando codeste ultime parole, la dama dai bei capelli struggevasi in pianto, e per un movimento abituale ed involontario, portava ancora le dita ai capelli come per accomodarseli. Habib non aveva mai conosciuto altre disgrazie che le proprie; il racconto di quelle della dama lo commosse d’un sentimento affatto nuovo, e gli occhi gli si empirono di lagri-