Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/474


68


melo, onde tentare di sedurmi col quadro della potenza di cui potrei un giorno godere. Rigettai le sue offerte, e diedi la mano ed il cuore al principe Daliska. Appena uniti, dichiarossi la rivolta di Abarikaf, il quale vi trascinò tutti gli abitanti dell’isola Nera, cui governava in qualità di visir, e subito legioni di spiriti ribelli vennero ad unirsi a lui dalle parti più remote della terra. Alatros può appena sostenersi con sua nipote nell’isola di Medinazilbalor, nè può dare soccorso a queste, che Mokilras e Nisabic invadono sotto gli ordini di Abarikaf. Daliska, mio marito, è vinto e vien condotto all’isola Nera, dove il traditore Abarikaf lo custodisce in ostaggio, e lo scellerato Nisabic torna nuovamente ad offrirmi l’odiosa sua destra. — Regina,» mi disse, «la vostra mano è libera; non potete conservarla al mio schiavo, ma entrar deve in quella del vincitore. — Vil ribelle!» gli risposi; «le stelle saranno un giorno giudicate per aver combattuto per te.» Si ritirò furibondo, e mi tenne prigioniera nel mio palazzo.

«Ogni giorno veniva a rinnovare le sue importunità, ed io mi studiava di opprimerlo col disprezzo; ma egli voleva assolutamente la mia mano, accecato com’era da quell’oroscopo che sembrar glie la faceva tanto preziosa. Infine, disperando della riuscita, immaginò di usare a mio riguardo gli estremi rigori. Io, lo minacciai di strapparmi i capelli ad uno ad uno; egli spumò di rabbia. — Saprò ben impedirvelo,» mi disse, «chè diventeranno l’unico vostro conforto.» Allora quel mostro risolse d’incatenarmi in questa gabbia, dalla quale voi mi traeste, ed in cui mi alimentava d’aria e dissetavami di lagrime; i capelli diventarono l’unica difesa che mi restasse contro i rigori del clima, le ingiurie della stagione, e la confusione di comparir ignuda agli sguardi, a’ quali colui mi aveva esposta, nè poteva