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l’isola Bianca, frontiera de’ suoi siati, al genio Racascik, il più crudele e l’infamissimo degli scellerati che siano sotto a’ suoi ordini.

«Questo mostro, prima di mettersi sotto lo stendardo di Abarikaf, correva i mari sotto la forma di un enorme squalo, inseguendo i vascelli ed ammaliando col veleno de’ suoi sguardi tutti i marinai o passeggeri da’ quali si faceva vedere: guai a quelli su cui fissar poteva gli occhi: faceva girar loro la testa, cadevano in mare, ed il mostro li trascinava sotto i flutti per divorarli. È del continuo tormentato dal medesimo furore, e quando non bastano alla sua voracità gli stranieri, si sazia coi sudditi della regina; il tiranno Abarikaf glielo permette, ed hanno entrambi giurato di sterminare la schiatta d’Adamo.

«Per noi, non ci può uccidere, ma siamo riservate a tormenti più crudeli della morte. Fra noi sceglie le mogli e le schiave; ne cambia ad ogni luna, e le mie sorelle ed io, nel novilunio prossimo, entrar dobbiamo in un vivaio d’acqua salsa che gli serve di serraglio; il termine fatale è fissato a tre mesi; se voi attaccate il mostro, quali voti non faremo per l’esito della vostra impresa! nondimeno non dobbiamo nascondervi i pericoli che siete per incorrere.

«Per abitare sopra la terra, prese il mostro un corpo umano, conservando tuttavia la sua testa di squalo, o pescecane che vogliate dirlo, riguardo a tre ordini di denti de’ quali trovasi armata, e la lascerebbe, se potesse immaginarne una più vorace ancora. Il suo corpo gigantesco è coperto di squame incantate, che gli servono d’armatura; la scaglia d’una grossa tartaruga gli forma lo scudo; porta in testa un’enorme conchiglia a guisa d’elmo, ed il dardo d’un pescespada, di sei cubiti di lunghezza, gli serve di lancia: monta un cavallo marino quanto lui formidabile, ed allorchè entrambi si animano al combat-