Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/410


4


ciò che deve accadere a questo giovane principe quando io non sarò più a lui vicino!... — Che deva accadergli?» disse Selama con inquietudine. — Io non posso palesarvelo,» rispose il genio. Ciò detto, strinse il giovane contro il seno, mandò un grido, e disparve.

«Habib, vedendosi privo d’un maestro che tanto amava, dimostrò il suo dolore colle parole più commoventi. — Ov’è egli,» sclamava, «l’uomo al quale io debbo tutto il mio sapere? La sua perdita è per me il maggior dei mali, ed io non posso temerne altri. Come potrò vivere senza di lui? Giorno e notte la sua immagine mi sarà presente allo spirito; i miei occhi non potranno godere la dolcezza del sonno, il mio cuore sarà consumato di rammarico, ed il mio corpo affranto dall’angoscia! —

«L’emiro Selama e tutta l’assemblea prorompevano in lagrime. D’improvviso, si udì una voce pronunciar queste parole: «— Che il principe Habib non si lasci abbattere dal dolore, ma pensi a compiere i suoi alti destini; egli dovrà sostenere combattimenti e soffrire molti rovesci. È tempo, dopo aver coltivato il suo spirito, che impari ad indurar il corpo alle fatiche, a maneggiare le armi, e che si formi al mestiere della guerra. —

«Quelle parole riaccesero il coraggio del giovane. Terse il pianto, e disse al padre: — Il genio che mi aperse la carriera delle scienze m’avvertì, lasciandomi, di avviarmi in quella dell’armi; ardo già di segnalarmivi. Quant’è bello il saper maneggiare un cavallo, il servirsi destramente della lancia e della spada, l’escir vittorioso da una mischia, ed empire il mondo delle proprie gesta?

«— Mio caro Habib, • disse Selama abbracciandolo, «quanto godo di veder rifulgere in te tal ardore della gloria! Tu devi comandare un giorno alle più valenti