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ciò che deve accadere a questo giovane principe quando io non sarò più a lui vicino!... — Che deva accadergli?» disse Selama con inquietudine. — Io non posso palesarvelo,» rispose il genio. Ciò detto, strinse il giovane contro il seno, mandò un grido, e disparve.

«Habib, vedendosi privo d’un maestro che tanto amava, dimostrò il suo dolore colle parole più commoventi. — Ov’è egli,» sclamava, «l’uomo al quale io debbo tutto il mio sapere? La sua perdita è per me il maggior dei mali, ed io non posso temerne altri. Come potrò vivere senza di lui? Giorno e notte la sua immagine mi sarà presente allo spirito; i miei occhi non potranno godere la dolcezza del sonno, il mio cuore sarà consumato di rammarico, ed il mio corpo affranto dall’angoscia! —

«L’emiro Selama e tutta l’assemblea prorompevano in lagrime. D’improvviso, si udì una voce pronunciar queste parole: «— Che il principe Habib non si lasci abbattere dal dolore, ma pensi a compiere i suoi alti destini; egli dovrà sostenere combattimenti e soffrire molti rovesci. È tempo, dopo aver coltivato il suo spirito, che impari ad indurar il corpo alle fatiche, a maneggiare le armi, e che si formi al mestiere della guerra. —

«Quelle parole riaccesero il coraggio del giovane. Terse il pianto, e disse al padre: — Il genio che mi aperse la carriera delle scienze m’avvertì, lasciandomi, di avviarmi in quella dell’armi; ardo già di segnalarmivi. Quant’è bello il saper maneggiare un cavallo, il servirsi destramente della lancia e della spada, l’escir vittorioso da una mischia, ed empire il mondo delle proprie gesta?

«— Mio caro Habib,» disse Selama abbracciandolo, «quanto godo di veder rifulgere in te tal ardore della gloria! Tu devi comandare un giorno alle più valenti