Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
381 |
mio liberatore v’apponga il sigillo che vi piacerà inviargli.» Il califfo aderì senza difficoltà allo brame di Attaf, ed i suoi ordini furono rimessi ad un corriere, che partì immantinente per Damasco.
«Sparsasi per quella città la voce che Attaf era andato a Bagdad a portar le sue querele, al califfo, non si dubitava che Abdalmalek pagherebbe col capo il delitto del quale si era reso colpevole; si temeva pure che tutta la città dovesse risentire gli effetti della collera d’Aaron Alraschild, ed attendevansi con impazienza notizie della capitale dell’impero. Tutto il popolo andò incontro al corriere, e manifestò la sua gioia allorché seppe il contenuto dei dispacci.
«Il governatore si stimò lietissimo d’aver ottenuto il perdono, e fece rimettere al carceriere il sigillo mandato dal califfo, come anche la donazione che gli assicurava tutti i beni e le ricchezze d’Attaf. Il carceriere, maravigliato del suo innalzamento, scrisse al benefattore, per manifestargli la propria gratitudine.
«Giafar s’incaricò di risarcire il suo amico, il quale, per le sue cure, si trovò in breve dieci volte più ricco ch’egli prima non fosse.»
Scheherazade terminò la storia d’Attaf ed il giorno che comparve, non le permise di cominciarne un’altra. — Sorella,» le disse Dinarzade,» vi ho sovente udito parlare degli antichi eroi dell’Arabia, e delle loro maravigliose avventure; io stupisco come finora non ne abbiate raccontata alcuna al sultano. — Sorella,» riprese Scheherazade, «io m’impegno, se il sultano vuol prolungarmi ancor la vita, di raccontargli domani la storia del principe Habib e della bella Dorrat Algoase.» Schahriar avendo dimostrato che ascolterebbe volentieri quella storia, Scheherazade la cominciò all’indomani in questi sensi.
FINE DEL VOLUME QUINTO.