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dello stato spaventevole in cui si trovava, e se gli gittò ai collo. Attaf riconobbe anch’egli Giafar, e se lo strinse fra le braccia.

«— Che cosa vuol dir ciò, mio caro Attaf?» disse il visir piangendo.

«— La mia affezione per voi,» rispose l’altro, «mi ha condotto da infortunio in infortunio fin qui.» A quelle parole, caddero uno addosso all’altro svenuti. Vennero rialzati, e dopo ch’ebbero ripresi i sensi, Giafar fe’ condurre Attaf al bagno, gli mandò un magnifico vestito, e lo fece venire nel suo palazzo.

«Dapprima si diede ad Attaf i rinfreschi ed i cibi onde aveva bisogno; Giafar lo pregò quindi a raccontargli le sue avventure dopo la loro separazione vicino a Cobbat Alasafir.

«Attaf gli raccontò la perfidia d’Abdalmalek, lo strattagemma del carceriere che l’avea messo in libertà, la maniera ond’era stato spogliato vicino a Bagdad, l’inutile tentativo fatto per renderlo consapevole delle sue disgrazie, come avesse passato i sette giorni di pubbliche allegrezze, il rifiuto di lasciargli passare la notte nella moschea, e infine com’era stato arrestato e preso per un assassino.

«Giafar raccontò da parte propria in qual modo avesse saputo che Zalica era la sua sposa. Lo condusse subito da lei, gliela restituì e li lasciò soli. Zalica manifestò la sua gioia vedendo Attaf, e lasciossi cadere nelle di lui braccia, ripetendo molte volte: — È forse un sogno? Siete proprio voi ch’io vedo, mio caro Attaf?» I due sposi narraronsi a vicenda le loro avventure; Zalica vantò molto al marito il modo generoso col quale Giafar avevala trattata, e gli fece il dettaglio degli onori e dei regali ricevuti.

«All’indomani, Giafar recossi di buon mattino dal califfo, e gli raccontò la storia d’Attaf.

«— Senza dubbio,» disse Aaron, allorchè Giafar ebbe finito, «ecco una storia delle più straordinarie.»