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NOTTE CDLXVII
— Giafar potea con diritto sperare che la collera del califfo sarebbe calmata, e che il racconto delle avventure occorsegli nel suo esilio potrebbe farlo rientrare nel favore del padrone. — D’onde vieni?» gli disse Aaron vedendolo; «e dove andasti quando ti ordinai d’allontanarti dal mio cospetto?
«— Sono andato a Damasco,» rispose Giafar. — In casa di chi abitasti?» chiese il califfo. — In casa d’Attaf.» Gli raccontò indi quanto era accaduto tra lui e l’ospite.
«Quando Giafar ebbe finito, il califfo chiamò Mesrur, e gli consegnò una chiave, dicendogli d’andar a cercare il libro letto dinanzi a lui ed al visir qualche mese, prima. Mesrur avendogli recato il libro, Aaron lo presentò a Giafar, il quale vide con maraviglia che racchiudeva tutte le cose accadutegli dopo la sua partenza da Bagdad, fino al momento ch’erasi separato da Attaf, vicino a Cobbal Alasafir.
«— Chiudi il libro,» gli disse allora il califfo; «ti farò leggere il resto quando tutti gli avvenimenti che contiene saranno compiuti. Finora ti accadde tutto quello che qui è predetto: tu vedi adunque che aveva ragione dicendoti di non comparirmi davanti se non quando potessi tu stesso rispondere alla domanda che mi facevi, e dirmi ciò ch’io avea letto; capirai pure perchè piangeva e rideva alternativamente; io partecipava alle pene ed alla soddisfazione che ti fecero provare le tue diverse avventure. —