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pre come mio marito, ed è per questo che mi nascondo il volto al vostro cospetto. —

«Giafar fu molto meravigliato di quello che udiva.

«— Poichè la cosa è in questi termini,» disse dopo un momento di riflessione, «quantunque, secondo le leggi, voi non siate più di Attaf, ma mia, io vi riguarderò come se non aveste mai cessato d’appartenere al mio amico, ed avrò per voi i riguardi ed il rispetto che userei per mia madre o mia sorella. Dopo essere partita con me ed aver passata qui la notte, voi non potete ritornare da Attaf, senza dar luogo a congetture ingiuriose pel vostro onore e pel suo; è meglio venire sino a Bagdad. Riceverete per istrada gli onori che si usano rendere alla sposa del primo visir, ed approfitterete dei regali che vi si offriranno. Giunta a Bagdad, vi darò un palazzo, schiave, eunuchi, vestiti d’ogni specie, ed una rendita conveniente al mio grado: tutto questo vi apparterrà, e potrete disporre fin quando le circostanze ci avranno additato il partito da prendere. Frattanto siate senza inquietudine alcuna, e confidate nella mia delicatezza: la passione fin da principio concepita per voi ha preso d’improvviso un diverso carattere, e si è cangiata in una tenerezza fraterna, tanto più grande quanto era ardente il mio amore. —

«Dette queste parole, Giafar s’allontanò da Zalica, e ritirossi nella propria tenda. Al mattino seguente si misero in viaggio; tutte le città per le quali passavano, affrettaronsi a venire a render omaggio a colei che riguardavasi come la sposa del primo visir, e recarle doni. Giafar, giunto a Bagdad, le diede un palazzo magnificamente addobbato, che dipendeva dal suo serraglio; mise al di lei servizio gran numero d’eunuchi e di schiave, le donò preziosi gioielli, ricchi vestiti, e nulla dimenticò che potesse lusingarla e divertirla.»