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sarebbe messo in viaggio verso le tre ore dopo mezzogiorno. Abdallah ebbe cura di preparare ogni cosa per la partenza della figlia, e la fece salire in una magnifica lettiga. All’ora indicata, le trombe diedero il segnale; Giafar s’inoltrò accompagnato dal governatore e dai principali della città. Dietro a loro procedeva la lettiga della sposa, circondata dalle donne e dalle schiave; il resto del seguito veniva dopo.

«Giunti al luogo chiamato Cobbat Malasafir, non volle il visir permettere che l’accompagnassero più lungi, e congedò il governatore ed i principali di Damasco, ringraziandoli degli attestati d’affezione che aveangli dato.

«Il governatore di Damasco e quelli che l’accompagnavano incontrarono, tornando alla città, Attaf che andava a fare i suoi addii al primo visir. Si salutarono d’ambe le parti, ed il governatore disse ad Attaf: — Noi abbiamo già accompagnato il primo visir, e voi siete appena escito! — Io non credeva,» rispose Attaf, «ch’egli dovesse partire così subito, Quando seppi che saliva a cavallo, ho riunito in fretta alcuni della mia gente, e vo a raggiungerlo.

— Sollecitandovi, lo troverete ancora,» riprese il governatore, «vicino a Cobbat Alasafir. —

«Attaf fece affrettare il passo alla sua piccola comitiva, e raggiunse Giafar. Smontato da cavallo, se gli avvicinò e disse: — Ringrazio Iddio, che rese la calma e la gioia al vostro animo, concedendovi l’oggetto dei vostri desiderii.

«— Mio caro Attaf,» rispose Giafar, «a te io sono debitore della mia felicità; io spero di compensare, fra poco, il servigio importante, che mi rendesti. Io ti diedi finora molti disgusti ed imbarazzi; torna donde sei venuto: non voglio che passi la notte fuor del tuo palazzo.» Attaf, temendo d’essere importuno, o di disturbare il primo visir accompagnandolo