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giacché Attaf, dopo che Giafar era in casa sua, non andava mai dalla consorte.

«Il medico ebbe in breve scrìtta la sua ricetta, e la mise sotto al guanciale di Giafar. Attaf, dopo aver dati i suoi ordini, incontrò il medico ritornando, e gli chiese se avesse lasciata la ricetta, — Sì,» rispose quegli, «e l’ho messa sotto al guanciale.» L’altro lo ringraziò e gli diede una pezza d’oro.

«Attaf, rientrando nella camera di Giafar, prese frettolosamente la carta, e vi lesse queste parole:

««Il vostro ospite, signor Attaf, è innamorato: «cercate di conoscere l’oggetto che ama, e fateglielo «ottenere; ma affrettatevi, giacché fra pochi giorni non «sarete più in tempo, e tutti i rimedi saranno inutili.»»

«— Come!» disse tosto Attaf, volgendosi a Giafar; «noi viviamo assieme, e voi mi celate che cosa vi accade nel cuore! Questo medico è il più abile di Damasco, e non può essersi ingannato sulla vostra situazione. Leggete questo biglietto.» Giafar lesse lo scritto, e disse:

«— Questo medico è un uomo sorprendente: non si è in fatti ingannato. Ieri, passeggiando per Damasco, la vista d’una giovane, da me veduta alla finestra, mi ha fatto provare ciò che non ho mai finora provato: io sento che ne sono perdutamente invaghito, che questa passione mi consuma, che ha già fatto in me i maggiori progressi, e che può anche togliermi la vita. —

«Giafar fece poscia il racconto della sua avventura; gli dipinse la contrada, il luogo ov’era stato tanto tempo seduto, e la finestra ornata di basilico e garofani, ove aveva veduto comparire la giovane; abbozzò in seguito il ritratto di quella bellezza, ne dipinse gli occhi, la bocca, l’assieme del volto, l’ele-