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punire, hanno trionfato dei loro artifizi, risparmiandovi crudeli rimorsi, che la precipitazione cagiona troppo sovente. Quanto a me, tutto il mio delitto, agli occhi dei vostri visiti, dipende dal mie zelo per gl’interessi vostri o per quello del regno: io reprimeva l’avarizia e cupidigia loro, impedendoli di servirsi a piacimento dei vostri tesori; per questo divenni l’oggetto del loro odio, ed eransi collegati onde perdermi. —
«Azadbakht, prima di far punire i dieci visiri, volle ricompensare l’uomo al quale dovea la conservazione del figlio: si congratulò seco lui perchè avesse rinunciato da anni al primiero metodo di vita, lo fece vestire d’un magnifico abito, e gli affidò un comando nel quale il suo coraggio poteva esser utile allo stato. Non contento d’avergli manifestata la sua riconoscenza, invitò i grandi del regno a dargli segni di quella ch’essi medesimi doveano provare. Tutti s’affrettarono a rivestirlo d’abiti preziosi, in modo che, non poteva portarli tutti, non sapendo che fare di tanti doni.
«Il re comandò indi che si erigessero nove croci accanto a quella già preparata pel giovane, e disse ai visiri: — Perfidi consiglieri, sciagurati impostori, con quali scuse potete palliare il vostro delitto?
«— Sire,» rispose uno d’essi, «noi cercheremmo invano di scusarci; abbiam voluto far perire un rivale, e ci siamo rovinati; il male che volevamo fargli ricade su noi stessi; abbiamo raccolto ciò che seminammo; siamo caduti nella fossa che scavavamo sotto i suoi passi.
«— Le dilazioni sono qui inutili,» riprese Azadbakht; «il delitto è evidente, i colpevoli lo confessano, e nulla può giustificarli: il supplizio che subiranno non farà che metter fine a quello che già provano. —
«Alcuni soldati s’impadronirono tosto dei dieci