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«La regina Behergiur, informata del felice avvenimento che le rende il figlio cui non cessava di rammaricare, gli corre incontro, si precipita al suo collo e l’abbraccia piangendo. Azadbakht, per celebrare tanta letizia, comandò di mettere in libertà tutti i prigionieri, e che le pubbliche feste durassero sette giorni. Adunò quindi i grandi del regno ed i principali del popolo, e salito sul trono, fè sedere al suo fianco il giovane principe; fu imbandito un lauto pranzo, nel quale si presentarono ai convitati coppe d’oro piene del vino più squisito.

«In mezzo all’universale allegrezza, i soli dieci visiri erano timorosi ed inquieti. — Voi vedete,» disse il principe, dirigendosi ad essi, «come la Provvidenza è venuta in mio soccorso, e m’ha liberato dal pericolo.» Quelle parole aumentarono il timore e la costernazione dei dieci visiri, i quali tenevano gli occhi chini a terra, e stavano tristi e silenziosi.

«— Perchè,» continuò, «le vostre bocche ammutolirono d’improvviso? Che cosa faceste dell’ardire e dell’eloquenza con cui rappresentavate al re l’indegnità della mia condotta, e lo stimolavate a vendicare il suo onore facendo perire un innocente? —

«I dieci visiri, confusi ed atterriti viemaggiormente, attendevano tremando la loro sentenza. Azadbakht, a sua volta, prese la parola, e disse:

«— Ognuno qui divide il mio giubilo; anche gli uccelli pare celebrino la mia felicità e riempiano il cielo di canti di gioia; voi soli, perversi ministri, gemete ed abborrite in segreto la mia letizia. Io sarei afflitto al par di voi se avessi seguito i vostri consigli, e la sola morte avrebbe potuto por fine a’ miei rammarici.

«— Padre,» disse allora il giovane, «la vostra giustizia, la vostra prudenza e bontà, e la cura a ricercare ed esaminare la verità, la vostra lentezza a