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«Voi vedete, o re,» continuò il giovane intendente, volgendosi al sultano Azadbakht, «vedete che Iddio solo ha preservato il giovane Malik-Schah dai pericoli ai quali sembrava dovesse infallibilmente soccombere. Il vostro schiavo calcola sulla medesima protezione, ancor più che sulla bontà che vi fece differire la mia morte, e su tutto quanto io possa dirvi in mia difesa; sì, spero che Dio farà risplendere la mia innocenza e confonderà la malvagità dei vostri visiri. —
«Azadbakht, sorpreso da quanto aveva udito, credette dover differire la morte del giovane, e diede ordine di ricondurlo in prigione; ma nello stesso tempo si rivolse ai visiri, e disse loro:
«— Questo giovane cerca sottrarsi ad una morte sicura accusandovi; ma non mi lascerò ingannare da codesto artifizio; conosco l’attaccamento che avete per me, il vostro zelo pel bene dello stato, e la rettitudine delle vostre intenzioni; non temete dunque nulla per voi; proferisco da questo momento la sua sentenza. Fate erigere una croce fuor della città, ed un banditore percorra le contrade ad annunciare ad alta voce il supplizio di chi ha tradita la mia fiducia, abusando della mia bontà. —
«I visiri furono assai contenti udendo le parole del re. Appena ebbe finito, si congedarono da lui, fecero erigere la croce e pubblicare la sentenza. Passarono poscia la notte in gozzoviglia, felicitandosi a vicenda del successo della loro ultima astuzia.
«All’indomani, undecimo giorno di prigionia del giovine ministro, i dieci visiri si presentarono di buon mattino al re Azadbakht, e gli annunciarono che il popolo erasi radunato in folla fuor della città, attendendo con impazienza l’esecuzione della sentenza pronunciata e fatta, pubblicare il dì innanzi. Il re ordinò che si facesse venire il giovane. Quando fu comparso, uno dei visiri non potè trattenersi dal dirgli: