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«Sarebbe difficile il dipingere l’impressione che queste poche parole fecero sul re d’Egitto; rimase dapprima immobile per un po’ di tempo, poscia divenne furioso, lacerò le vesti, strappossi la barba e si percosse il viso. Ad un tratto ordinò che si arrestasse il giovane e lo schiavo che lo aveva condotto, e fossero rinchiusi in un’oscura prigione: uscì dall’appartamento, si recò dalla regina, e le disse, accostandosele:
«— La vostra condotta, signora, è veramente degna della nascita vostra; e sostenete assai bene la riputazione di saggezza e virtù che vi ha fatto ricercare dai re dei più lontani paesi: il vostro carattere, le vostra naturali inclinazioni si manifestano colle più belle azioni.» Il soldano, cessando poscia dall’ironia, colmò la regina dei più sanguinosi rimproveri, la minacciò che si sarebbe vendicato ad usura della di lei perfidia e del tradimento che lo disonorava, e l’abbandonò bruscamente, dimostrandole il più profondo disprezzo.
«Shah-Khaton era tanto più afflitto della collera del re, perchè credeva di non potersi giustificare: essa non aveva mai osato disingannarlo sulla morte del giovane Malik-Schah; e ciò che avrebbe allora potuto dirgli sarebbesi creduto una menzogna. In questo estremità ricorse a Dio, e gli rivolse codesto preghiera: — O «tu che l’apparenza non può ingannare, tu che conosci il segreto dei cuori, da te aspetto qualche soccorso; è in te solo ch’io ripongo tutto la mia fiducia.»