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Khaton, «quando vide con te il giovane? Non ti ha domandato chi era? Che cosa gli hai risposto? — Signora,» riprese lo schiavo, «io cercai di secondarvi, senza dare alcun sospetto, su quanto volevate nascondere: ho detto ch’era il figlio della vostra nutrice, che desiderava attaccarsi al servizio del re.» Schah-Khaton approvò lo strattagemma, lodò lo zelo e la fedeltà dello schiavo, e gli raccomandò di vegliare sul figlio.
«Il re d’Egitto, dal canto suo, ricompensò il fedel servo della regina, prese al servizio il giovane, e gli affidò la cura dell’interno del palazzo. Lo distinse tosto da tutti quelli che lo avvicinavano, ed ogni giorno più gli dimostrava la sua benevolenza.
«Schah-Khaton vedeva sovente il figlio, ma senza osar di parlargli, e non poteva trovar bastanti occasioni di mirarlo e ne spiava tutti i passi, e stava a tal uopo spesse volte alle finestre dei palazzo.
«Viveva da qualche tempo in quella penosa situazione, allorchè un giorno che lo aspettava per vederlo passare dinanzi alla porta del suo appartamento, non potendo resistere alla piena della natura ed alla tenerezza materna, se gli gettò al collo, lo baciò e lo strinse al seno.
«Uno degli ufficiali di camera del re, che usciva in quel momento, fu testimonio dell’azione della regina, e ne rimase sorpreso. Entrò dal padrone tremando, e dimostrando la sua maraviglia dall’aspetto e dai gesti. — Che cosa è accaduto?» chiese il re; «che vieni tu ad annunciarmi? — Principe,» rispose l’ufficiale, «qual cosa posso io annunciarvi di più grave e sorprendente di quello che ho veduto coi miei propri occhi? Quel giovane, venuto or son pochi giorni dalla Persia, è l’oggetto degli amori della regina; io la sorpresi che lo abbracciava alla porta dell’appartamento. —