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mistero, e se anche si trovasse qui, voi non potreste riconoscerlo, senza esporvi a perdere la grazia del re, il quale non vi crederebbe, essendo egli persuaso che voi non avete alcun figlio.

«— Hai ragione,» riprese la regina; «ma quand’anche fosse ridotto a custodire gli armenti, e non lo potessi vedere, avrei nondimeno la consolazione di saperlo vivo. Prendi adunque nel mio tesoro tutto il denaro di cui avrai bisogno; parti, e conduci teco mio figlio, o recami sue notizie.

«— Signora,» ripigliò lo schiavo, «io sono pronto ad eseguire i vostri ordini; ma non posso allontanarmi senza il permesso del re. Esso vorrà sapere il motivo del mio viaggio; bisogna immaginarne uno che possiate comunicargli. Ditegli che, dopo la morte del vostro sposo, avete nascosti alcuni forzieri pieni d’oro, d’argento e di gemme, e che mi mandate in cerca di questi preziosi tesori. —

«La regina approvò il suggerimento, partecipò al re il preteso disegno, «non durò fatica ad ottenere l’assenso che desiderava.

«Il fedel schiavo partì subito, travestito da mercante. Giunto nella capitale della Persia, seppe che Malik-Schah, dopo essere rimasto quattro anni in prigione, n’era stato levato e mandato alle frontiere; che, caduto nelle mani degli infedeli, lo avevano messo a morte. Commossa da questa notizia, che non osava portare a Schah-Khaton, lo schiavo non sapeva a qual partito appigliarsi.»