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e tutto ciò che l’aveva preceduta, essendo stata opra dell’avo, e l’effetto d’una cieca predilezione, non poteva incolparne lui stesso; che era troppo giovane, e la potenza del re troppo salda per temerne qualche danno; che lo stato di languore e la debolezza in cui avevalo ridotto la prigione, non permetteva di credere che dovesse vivere a lungo. Il visir aggiunse che, per conciliare la clemenza colla sicurezza, il re poteva mandare il nipote sui confini dell’impero.

«Balavan approvò il consiglio, e risolse di dare al nipote il comando d’una piazza forte sulla frontiera, esposta di frequente agli assalti degl’infedeli. Ciò facendo mostravasi generoso, lusingava i grandi ed il popolo, faceva cessare una compassione le cui conseguenze lo inquietavano, ed inoltre sperava disfarsi del giovane.

«Balavan fece adunque uscire Malik-Schah dalla prigione, gli protestò, che aveva tutto dimenticato, lo vestì d’un abito d’onore, e nominollo comandante della frontiera.

«Malik-Schah partì accompagnato da una debole scorta. Appena giunto al luogo di sua destinazione, tu assalito dai nemici, abbandonato dai suoi e fatto prigione. La sua gioventù e bellezza non commossero gl’infedeli, che lo rinchiusero in un sotterraneo, nel quale erano già ammucchiati, l’un sull’altro, molti musulmani.

«L’uso degl’infedeli era di far uscire di carcere tutti i prigionieri al principio dell’anno, e precipitarli dall’alto di una torre. Giunto il fatal giorno, Malik-Schah fu precipitato cogli altri; ma la Provvidenza, che vegliava sui suoi giorni, lo fece cadere sui cadaveri dei compagni di sventura: fu soltanto tramortito della caduta, e rimase lungo tempo privo di sensi.