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«Il dolore e la costernazione si sparsero in breve nel palazzo. La nutrice, svegliandosi, vuol allattare il principe, e vede la culla piena di sangue. Tremante e smarrita, corre all’appartamento del padre, e lo trova estinto. Le sue grida risvegliano la regina, che, precipitandosi sullo sposo e sul figlio, li abbraccia e tenta richiamarli in vita; il consorte, ha reso l’ultimo sospiro, ma il figlio respira ancora. Lo prendo in braccio, lo riscalda al seno, e fa venire i più abili chirurgi. Essi esaminano la ferita, assicurano, elle non è mortale, e vi applicano opportuni rimedi. Il bambino apre tosto gli occhi, domanda il seno della nutrice, e sembra fuor di pericolo.

«Il re Soleiman-Schah, venuto a mescolare le sue lagrime con quelle della giovane regina, fu sorpreso di non vedere il primogenito a partecipare del dolore comune, e concepì sospetti che si cambiarono in certezza appena ne seppe la fuga. Detestando quell’attentato, ma più occupato del suo dolore che della cura di vendicarlo, fece fare a Malik-Schah magnifici funerali, e volle che il bambino, sfuggito al furore di Balavan, portasse il nome del padre. Il giovane Malik-Schah divenne allora l’oggetto di tutte le affezioni dell’avo, il quale occupossi della sua educazione, insieme alla di lui madre, e si consolavano a vicenda vedendolo crescere e rinvigorirsi di giorno in giorno. Quando Malik-Schah, ebbe compita l’età di cinque anni, Soleiman-Schah convocò i grandi del regno, fece montare il principino su d’un cavallo magnifico, gli fece rendere gli onori che solevansi dare a sè stesso, e solennemente proclamare suo successore.

«Frattanto Balavan, non contento di essersi posto al sicuro dal risentimento e dalla vendetta del padre, cercava eziandio di movergli guerra. Si recò dal re d’Egitto, presentossi come un principe sfortunato che la calunnia e l’intrigo aveano costretto ad