Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/337


321


subii il mio. Ringraziate Iddio, giacchè ha conservale mio figlio, ed il mio regno perciò non passerà in mani straniere. —

«Ibrahim abbracciò di nuovo il figliuolo, e gli raccontò perchè lo avesse fatto allevare nel sotterraneo; prese poscia la corona e ne cinse la testa al giovane, che fece riconoscere per proprio successore da tutti gli astanti.

«Il giovane principe essendo stato riconosciuto re, suo padre gli diede vari consigli per governare saggiamente il regno; dopo di che non pensò che a prepararsi alla morte, benedicendo Iddio d’aver conservato l’erede della sua corona.

«Il nuovo re prese, dopo la morte del genitore, le redini dello stato, ed istruito alla scuola della sventura e dell’avversità, si mostrò degno del grado ove la sua nascita lo chiamava.

«Così, o re,» continuò il giovane ministro, altre volle prediletto di Azadbakht, «la mia sorte dipende intieramente dai decreti del cielo: i miei discorsi, le storie, le parabole che io racconto a vostra maestà non possono salvarmi, come l’odio dei vostri visiri non può farmi perire. —

«Azadbakht, più incerto di prima, rimase alcun tempo immobile, cogli occhi chini, e senza proferir parola; il giovane, in piedi dinanzi a lui, attendeva tranquillamente ciò ch’egli stava per proferire. Il re, dopo aver riflettuto a lungo, ordinò di ricondurlo in carcere.

«L’indomani, ovvero il decimo giorno di prigionia del giovane ministro, era un giorno di festa per tutto il regno; in questa festa, chiamata Mihrgian, i grandi ed il popolo si presentavano successivamente davanti al re, offrendogli i loro omaggi, e facendo voti per la durata del suo regno; essi si ritiravano