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raneo, col soccorso dei compagni rimasti in alto. Ne fecero pur uscire il fanciullo, e lo condussero via. Uno dei cacciatori, vivamente commosso della sua sorte, lo prese in casa, volle averne cura, e s’incaricò di farlo guarire dalla sua ferita.

«Quando il giovane principe fu in istato di rispondere alle domande che gli si volevano fare, il cacciatore gli chiese quali ne fossero i genitori, e per qual avventura si trovasse nel sotterraneo; ma non potè risponder altro, se non d’essere mai uscito da quel luogo; che la sua nutrice gli dava il bisognevole, che tutti i mesi veniva qualcuno all’apertura del sotterraneo, che lo facevano montare nel canestro, ch’era baciato ed accarezzato da uno sconosciuto, il quale lo calava poscia di nuovo.

«Il cacciatore, senza più oltre curarsi di conoscere lo stato del fanciullo, continuò a prenderne cura, e l’inclinazione ch’erasi dapprima sentita per lui aumentando sempre più, gli diede un’educazione quale avrebbe potuto dar ad un proprio figliuolo, lo fece istruire in tutte le scienze, gl’insegnò a cavalcare ed il maneggio delle armi. Il fanciullo mostrò molta destrezza in quegli esercizi, ed in età di dodici anni accompagnava alla caccia il padre adottivo.

«Un giorno ch’erano assai lontani dalla loro dimora, si smarrirono e furono assaliti dai ladri. Il giovane principe vide cadersi ai fianchi il suo benefattore, fu anch’esso rovesciato al suolo da un colpo di lancia e creduto morto. I ladri, spogliatili di quanto avevano indosso, fuggirono.

«Il giovane, benchè pericolosamente ferito, non era però del tutto svenuto: dopo alcune ore schiuse gli occhi, e raccolte le forze, alzossi. Aveva fatti pochi passi, allorchè vide da lungi uno di quegli uomini che percorrono i luoghi remoti colla vanga e la zappa sulle spalle, e cercano tesori da ogni parte. Costui,