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e vi fece passare una sorgente di limpida acqua che scaturiva dalla cima del monte. Quel sotterraneo non comunicava al difuori che per un’apertura simile ad un pozzo, per la quale si fece discendere il fanciullo colla nutrice.

«Il re recavasi ogni mese all’orlo dell’apertura, e chiamata la donna, questa poneva il fanciullo in un canestro di giunchi, e lo faceva salire per mezzo di una carruccola; il padre lo riceveva, lo abbracciava prodigandogli mille carezze, e lo riponeva poscia nel canestro.

«Il fanciullo aveva trascorsi vari anni in quel sotterraneo, ed era vicino al settimo dell’età sua; venti giorni soltanto restavano ancora a compiere l’epoca fatale, allorchè alcuni cacciatori, che inseguivano accaniti un leone, lo costrìnsero a rifugiarsi su quel monte. Vedendosi sempre più attorniato dai cacciatori e dai cani, la belva raggiunse la cima del monte e cadde nel sotterraneo. Si precipitò dapprima sul ragazzo, e l’offese gravemente alla spalla; la nutrice essendo accorsa alle sue grida, il leone si gettò su di lei e sbranolla.

«Frattanto, i cacciatori, giunti al luogo ove il leone era scomparso, udirono le grida del ragazzo e della nutrice; si avvicinano all’apertura del sotterraneo, vedono il leone, e fanno piovere su di lui una gragnuola di dardi e di sassi; l’animale schiacciato cadde esangue; vari cacciatori si calarono allora con una corda nella grotta, e furono sorpresi al vedere una donna uccisa ed un ragazzo bagnato nel proprio sangue e svenuto. Essi lo rialzarono, e richiamatolo ai sensi, gli medicarono la ferita.

«I cacciatori si misero quindi a percorrere il sotterraneo, e lo trovarono pieno di provvigioni d’ogni sorta, di mobili preziosi e di ricchi abbigliamenti. Risoluti ad impadronirsi di tutti quegli effetti, cominciarono ad attaccarli alla corda e levarli dal sotter-