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fattogli di quella principessa, disse loro che desiderava sposarla, e domandò chi potesse mandare alla corte del di lei genitore, per riuscir in quell’altare. I visiri, volgendosi verso Abutemam, allora presente, consigliarono il re d’incaricarlo di quella commissione, aggiungendo che la sua prudenza ed abilità ne garantivano il successo.
«Ilan-Schah trovò che avevano ragione, e voltosi ad Abutemam:
«— Va,» gli disse, «alla corte del re del Turchestan, e fagli in mio nome la domanda della principessa sua figlia. Prendi un seguito numeroso, e porta teco donativi pel re, la principessa e tutta la corte.» Ilan-Schah gli fe’ tosto indossare un abito di gran valore e lo congedò. Abutemam, premuroso di obbedire al suo signore, fece prontamente i preparativi di partenza e si pose in viaggio.
«Il re del Turchestan, informato dell’arrivo d’un ambasciatore da parte d’Ilan-Schah, gli mandò incontro i primari ufficiali, e fece preparare un superbo palazzo per lui e pel suo seguito. Lo ricevette colla maggior distinzione, lo fe’ sedere alla propria mensa, gli diede molte feste e gli procurò ogni sorta di divertimenti per tre giorni. Poi, lo fece venire al suo cospetto onde chiedergli il soggetto della di lui ambasciata.
«Abutemam si presentò all’udienza del re del Turchestan con tutti i segni del più profondo rispetto, gli rimise la lettera d’Ilan-Schah, e gli offrì i regali ond’era incaricato. Il monarca avendo scorso il foglio, disse all’ambasciatore di recarsi all’appartamento della principessa, affine di vederla ed intertenersi con lei. L’ambasciatore, sorpreso da quelle parole, pensò tosto che si voleva provare la sua discrezione, la sua delicatezza ed il suo rispetto per la figlia di un sì gran monarca; rammentossi il detto dei saggi: