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liberamente godere de’ suoi averi, e condurre una vita conforme al buono e generoso suo carattere.
«Ilan-Schah passava per un re saggio ed equo; Abutemam elesse la capitale de’ suoi stati per propria dimora, vi fece costruire un palazzo, vi trasportò segretamente le sue ricchezze, e vi fissò soggiorno. Addobbò la casa con magnificenza, comperò un gran numero di cavalli e di schiavi, e fece una spesa proporzionata a’ suoi averi.
«Il re udì in breve parlare di Abutemam, lo chiamò a sè, e gli disse: — Io so che vi stabiliste da poco tempo nella mia capitale; son lieto di poter contarvi nel numero de’ miei sudditi. Riguardate questo paese come il vostro; vi troverete la protezione e considerazione che meritate: io desidero far conoscenza con voi, e voglio che veniate di frequente a visitarmi.
«— Principe,» rispose Abutemam, «la mia persona e le mie sostanze sono al vostro servigio; ma avvezzo alla vita privata, io potrei sembrare straniero alla corte, dispiacere a molti di quelli che vi circondano, farmi nemici ed eccitare l’invidia contro di me.» Il re non volle ricevere le scuse di Abutemam, ed assicurollo che presso la di lui persona non doveva temer nulla dai malvagi e dagl’invidiosi.
«Abutemam, costretto d’ubbidire al re, veniva tutti 1 giorni a fargli la sua corte, offrendogli tratto tratto qualche regalo. Ilan non tardò a conoscere il suo merito e la sua prudenza; gli prese affezione, e gli confidò la cura della casa e del regno. Da quel punto tutto dovè dipendere da Abutemam; il re non prendeva consiglio se non da lui: ogni cosa si faceva per lui; ordinava e proibiva, legava e slegava con assoluto potere.
«Il re aveva avuto dapprima tre visiri che non iscostavansi dalla sua persona nè giorno, nè notte;