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la loro affezione avrebbe consigliato. Lo fecero entrare nella città, e nascostolo nella casa d’uno di essi, radunarono poscia gli altri ufficiali che avevano già servito Bakhtzeman, e svelarono loro il suo ritorno. Questi ne dimostrarono la propria gioia, e prestatogli di nuovo il giuramento di fedeltà, si precipitarono poi sull’usurpatore, lo uccisero, ed il re Bakhtzeman fu rimesso sul trono, in mezzo agli applausi di tutto il popolo.

«Quel monarca, istruito dalla sventura, non dimenticò giammai in qual guisa avesse ricuperato l’impero, si mostrò sempre religioso e sommesso a Dio, giusto e clemente cogli uomini; il cielo lo colmò de’ suoi favori, ed il suo regno fu una continua serie di successi e di prosperità. —

«Il giovane intendente, terminando la storia del re Bakhtzeman, protestò di nuovo ad Azadbakht che confidava unicamente in Dio, che non attendeva soccorso da altri, ed essere fermamente persuaso che avrebbe in breve mostrata la sua innocenza. Il monarca, commosso dalla sua aria di candore, e dai sentimenti che palesava, ordinò fosse ricondotto in carcere.

«All’indomani, giorno settimo dell’imprigionamento del giovane intendente, il settimo visir, chiamato Behkmal, venne a trovare il re, per eccitarlo ad ordinare la morte dello schiavo, rappresentandogli essere il costui delitto evidente, e richiedere un castigo pronto ed esemplare.

«Azadbakht ordinò che gli si conducesse dinanzi il colpevole, e disse: — Io non posso più a lungo differire la tua punizione; il mio onore e la tranquillità dello stato esigono la tua morte, e non puoi aspettarti da me alcun perdono.

«— Sire,» disse il giovane intendente, «più il fallo è grande, e maggior merito ha il perdono; un sovrano come voi può agevolmente e senza timore