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accordassero la loro fiducia se non ad uomini di tal carattere. —

«Chosroe fe’ tosto uccidere Dadbin con un colpo di mazza, ed ordinò di far salire Cardan su di un camello, e condurlo in mezzo al deserto. Fatto poi avvicinare il capo degli eunuchi, volle indossasse un abito d’onore, e gli diede un impiego distinto.

«È così, o gran re,» continuò il giovane intendente, «che chi fa il male ne è sempre punito; ma l’innocente non deve mai temere. Io non ho commesso alcun delitto; spero che Dio vi farà scoprire la verità e confonderà la malizia e la malvagità de’ miei nemici. —

«La storia dei re Dadbin e del suo visir Cardan aveva fatto qualche impressione su Azadbakht, il quale sentiva formarsi nell’animo dubbi e sospetti, e risolse di rimettere ancora all’indomani la punizione del colpevole.

«La saggia lentezza del re irritava sempre più contro il giovane i dieci visiri, i quali, sdegnati di non poter riuscire a disfarsi di lui, temevano che tal ritardo non divenisse loro funesto. All’indomani, tre di loro si presentarono al re, prosternaronsi a’ suoi piedi, e uno di essi prese la parola. — Sire, l’interesse dello stato, ed il nostro attaccamento alla vostra persona, ci obbligano a consigliarvi di non risparmiare più a lungo questo giovane schiavo. A qual prò, infatti, lasciarlo vivere ancora? Tutti si meravigliano come la sua audacia non sia già punita, ed ogni giorno girano nuove voci ingiuriose all’onore della maestà vostra. —

«Azadbakht, riconoscendo che i tre visiri avevano ragione, mandò a cercare il giovane intendente, e gli disse: — È inutile differir oltre la tua condanna; tutti vogliono la tua morte, e nessuno si presenta a difenderti.