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NOTTE CDLIV


— «Chosroe non potè a meno di mostrarsi sorpreso di quella domanda; Aroa allora gli fece un racconto semplice e fedele di tutte le proprie disgrazie. Il re ne fu vivamente commosso, e le promise di vendicare la di lei innocenza e punire i delitti di Dadbin. Fece venire una magnifica lettiga, ed insieme avviaronsi verso la capitale. Aroa fu condotta in un sontuoso palazzo, e ricevette il titolo di regina.

«Poco dopo il suo arrivo, Chosroe mando ordine al re Dadbin di recarsi da lui, accompagnato dal visir Cardan e dal capo de’ suoi eunuchi. L’officiale incaricato di questa commissione era seguito da numeroso corpo di truppe, e doveva condur seco il vassallo. Questi fu costernato di un ordine onde non conosceva il motivo, ed il suo visir non era meno inquieto di lui. Furono costretti a mettersi tosto in viaggio, e colla maggior sollecitudine.

«Giunti alla corte del re di Persia, si fecero tosto entrare nella sala delle udienze; alcuni schiavi vi portarono un trono sul quale stava seduta Aroa, nascosta dalle cortine che lo circondavano, e lo deposero vicino a quello di Chosroe. Aroa allora schiuse il cortinaggio, e volgendosi a Cardan:

«— Sei tu, non posso dubitarne» gli disse, «che, abusando della credulità del mio sposo, mi facesti vergognosamente scacciare dal suo palazzo. La menzogna ormai è inutile; rendi omaggio alla verità, e dimmi qual motivo ti spinse a tramare la mia perdita. —