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fuorchè a Dio; ma se volete aver pietà della mia situazione, e rendermi un servigio, conducetemi in un luogo che non sia intieramente privo d’acqua. —

«Lo schiavo fece salire Aroa sul camello, e la condusse ad un ruscello da lui notato nell’attraversare il deserto. Le espose quindi il travaglio in cui trovavasi egli stesso, e la pregò di far voti al cielo onde potesse ritrovare i camelli smarriti. La principessa glielo promise e tosto si pose a pregare. Lo schiavo andossene pieno d’ammirazione per tanta virtù e pietà, e ritrovò in breve le sue bestie.

«Tornato al palazzo di Chosroe, lo schiavo gli narrò la sua avventura, e gli vantò la beltà della giovane solitaria. Il re di Persia, curioso di vedere una persona sì straordinaria, uscì segretamente dal palazzo con pochi seguaci, e si fece condurre nel luogo ove dimorava Aroa. Fu sorpreso delle di lei attrattive, e trovò ch’erano molto superiori alla pittura fattagliene dallo schiavo. La salutò con rispetto, e le disse:

«— Io sono il re dei re, il grande Chosroe, e vengo ad offrirvi il cuore e la mano.

«— Come!» gli rispose Aroa; «potrebbe vostra maestà abbassare i suoi sguardi su di una infelice, separata dal resto del mondo?

«— Io vi ho veduta,» riprese Chosroe, «ed ormai non posso vivere senza di voi: se non acconsentite a diventare mia sposa, io fisserò la mia dimora in questo deserto e mi metterò sotto la vostra obbedienza, consacrandomi con voi al servizio dell’Altissimo. —

«Chosroe ordinò tosto di erigere due tende, l’una per lui, l’altra per Aroa, e ritiratosi nella propria, fece portare alla giovane solitaria il cibo di cui aveva bisogno.

«Aroa fu sensibile alla delicatezza di tale condotta, e sentì tutto il pregio dei sagrifizi che le fa-