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una carovana, procurandosi così più presto il denaro che restava ancora da pagarsi per compiere la dote della fidanzata.
«L’insano progetto ebbe l’esito che naturalmente doveva avere: Behezad, assalendo una carovana, trovò inaspettata resistenza; fu circondato, fatto prigioniero e condotto davanti al re del Korassan. Questi, colpito dal bell’aspetto del giovane, non volle credere che fosse un ladro: lo pregò a confessare chi era, e perchè si fosse lasciato trasportare a tanto eccesso.
«Behezad vergognossi di farsi conoscere, e preferendo la morte al disonorare il proprio nome, protestò non esser altro che un ladro ed un brigante volgare. Il re, sempre più persuaso, malgrado tale risposta, che quel giovane non poteva essere un malvivente, lo fe’ condurre in prigione, sperando un giorno sapere chi fosse, e concessegli qualcuno per servirlo.
«Poco tempo dopo, si sparse la voce che il principe Behezad era scomparso. Suo padre scrisse a tutti i regnanti vicini per averne notizie, e fece loro nello stesso tempo la descrizione del giovane principe. Il re del Korassan riconobbe tosto che il giovane, arrestato e condotto a lui dinanzi come ladro, e cui teneva prigione, era il cercato figliuolo. Lo fece venire, e gli mostrò la lettera del padre.
«Behezad parve confuso, e narrò al re le sue avventure. Questi gli dimostrò il pericolo cui erasi esposto con una condotta si stordita, e gli fe’ sentire quanto fosse contento di essersi condotto con prudenza, e non gli avesse fatto subire subito il castigo che sembrava meritare. Gli donò poscia un magnifico abito, e gli offerse la somma mancante ancora alla dote della sposa. Behezad avendola accettata, il re gli disse che avrebbe mandati ambasciatori al di lui genitore, per informarla di quanto era avvenuto, e calmarne l’inquietudine. Gli domandò nello stesso tempo se voleva accompagnarli,