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mentare l’attaccamento e l’amore per lui. Abusaber li ringraziò, ed affrettossi a recarsi dalla consorte e dai figli. Dimostrò loro il contento che provava nel rivederli, e disse alla donna: — Tu vedi i vantaggi e la ricompensa della pazienza: i suoi frutti si fanno aspettare; ma sono tanto dolci, quanto amari quelli della precipitazione. —

«Così dunque, o re,» continuò il giovane intendente parlando ad Azadbakht, «qualunque sia la vostra grandezza e potenza, non dovete sdegnare di far uso della pazienza. —

«La storia di Ahusaber, o l’uomo paziente, avendo calmata alquanto l’ira di Azadbakht, ordinò di ricondurre il giovane in prigione.

«Il quarto visir, per nome Zaschad, si presentò al re il quarto giorno, inchinossi profondamente, e gli disse: — Sire! non lasciatevi sedurre dai racconti del vostro schiavo; finiamo ch’esso vivrà, i vostri sudditi non cesseranno dal parlare della sua temerità, e voi non potrete godere d’un assoluto riposo. — Hai ragione, o visir,» disse Azadbakht; «mi si conduca dinanzi quell’insolente: voglio fargli troncare la testa.» Il giovane tosto comparve carico di ferri. — Sciagurato!» gli disse il re; «tu credi colle tue parole di farmi dimenticare il tuo misfatto ed evitare la morte colla tua eloquenza; ma l’ingiuria che mi facesti è troppo grande perchè io possa dimenticarla, ed io voglio lavarla nel tuo sangue.

«— Sire,» rispose il giovane imperterrito, «la mia vita è nelle vostre mani: voi potete disporne come v’aggrada; ma aspettate ancora: la troppa fretta è il difetto del volgo; la pazienza è la virtù dei sovrani; più il loro potere è grande, più devono usarne con prudenza: in una parola, voi potete troncare il filo dei miei giorni; ma non potrete rannodarlo, se per caso ne provaste rammarico in seguito. La storia