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«Il vascello sul quale erasi imbarcata la moglie del mercatante si fermò in un’isola ove lo stesso consorte era allora approdato. La donna, avendo inteso esservi nel porto una nave proveniente dal paese ove dimorava il marito, disse ai figli di andare sulla riva, e domandare qual fosse quel vascello. I fanciulli, trovato il bastimento, vi salirono e si misero a giuocare senza pensare ad altro; ed erano talmente assorti nei loro giuochi, che lasciarono calare la notte, non pensando più nè ad adempire alla loro commissione, nè a far ritorno dalla madre.

«In quel frattempo, il mercatante riposava tranquillamente nella sua nave. Svegliato dal rumore che facevano i fanciulli, si alzò per farli tacere, e lasciò cadere la borsa in mezzo alle balle di mercanzie. La cercò a lungo, e non trovandola, si disperò, strappandosi i capelli. Se la prese allora coi fanciulli, e disse che glie l’avevano rubata: non esservi altri in quel luogo, e che giuocavano attorno alle balle sol per cogliere l’occasione di commettere qualche ribalderia. Nello stesso tempo prese un bastone, e li percosse.

«Alle grida di quelle povere creature, i marinai si radunarono, e dissero che i ragazzi di quell’isola erano tutti ladri e birbanti. Il mercatante, ancor più irritato contro quegl’innocenti, giuro che li avrebbe gettati in mare, se non gli rendevano la borsa. Infatti, appena ebbe pronunciate tali parole, li fece prendere, legare ad un fascio di canne da zuccaro, e gettar in mare.

«La sposa del mercatante, vedendo che i figli non tornavano, uscì per cercarli. Passando davanti a quella nave, domandò se qualcheduno non avesse veduti due piccoli ragazzi della tale età, e vestiti nella tal maniera. Le fu detto che quei fanciulli erano, secondo ogni apparenza, quelli stati allora gettati nel-