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«Il mercatante, benedicendo la bontà del monarca, credette questa volta di aver ricuperata la fortuna, e che avrebbe passato tranquillamente il resto de’ suoi giorni sotto la protezione di quel principe.»


NOTTE CDL


— «Eravi nella casa abitata dal mercadante una finestra chiusa da molto tempo, ma in modo poco solido. Curioso di vedere in qual luogo si guardasse da quella finestra, levò alcune pietre acconciate sol colla sabbia; ma accortosi che quella finestra, guardava nell’appartamento delle donne del re, colto da timore, rimise le pietre al posto.

«Malgrado la prontezza colla quale il mercatante aveva riturata la finestra, fu veduto da un eunuco del serraglio, il quale ne avvertì tosto il padrone. Il re, volendo assicurarsi della verità, andò dal mercatante, e riconobbe in persona che le pietre erano state tolte e messe nuovamente al posto. Trasportato di rabbia a tal vista, gli disse: — Scellerato! tu volevi introdurti nel mio harem! È così che riconosci le mie bontà? —

«E per punire l’indiscrezione del disgraziato, ordinò che gli si cavassero gli occhi. L’ordine fu subito eseguito, ed il meschino, ricevendo i suoi occhi in mano, gridò: — Il destino, dopo avermi tolto i miei beni, s’attacca alla mia persona.» Ridotto allora a mendicare per le vie, lo sfortunato mercatante deplorava la sua sorte, ed eccitava la pietà dei passaggeri, sclamando: — Il lavoro è inutile senza la fortuna, e non si può riuscir bene senza il soccorso del cielo. —