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«Il mercatante, commosso dall’onestà del vecchio, e non volendo fargli alcun torto, andò a cercar subito il grano nascosto; ma qual fu la sua sorpresa, accorgendosi che lo avevano rubato! N’ebbe tal dolore, che il vecchio se ne avvide e gliene chiese la cagione. L’altro non potè a meno di confessargli la cosa come stava. Il vecchio, irritato, sclamò: — Si ha ragione di dire che un infelice non può sottrarsi al proprio destino!» Poscia gli rimproverò la sua diffidenza, e giurò che siccome erasi pagato da sè, non gli darebbe più nulla, e scacciollo dal suo servizio.

«Il mercatame, sempre più afflitto, camminava piangendo lungo la spiaggia, allorchè incontrò vari palombari che tuffavansi nel mare in cerca di perle. Essi videro che piangeva, e gli domandarono qual fosse il soggetto delle sue lagrime. Avendo narrate le sue sciagure, commossi dal suo declino, lo compiansero, gli dissero di aspettare un poco, che andavano a pescare, o ne dividerebbero con lui il prodotto. Buttaronsi infatti nell’acqua, e pescarono con tanta fortuna, che risalirono con dieci conchiglie, ciascuna delle quali conteneva due grosse perle.

«I pescatori, sorpresi e pieni di gioia, dissero al mercaiante essere sicura per quella volta la sua fortuna e cessato il suo avverso destino. Gli diedero, poi dieci perle, lo consigliarono di venderne due, per formar un capitale, e tenere il resto per servirsene al bisogno. Il miserello, al colmo della gioia, prese le perle, ne mise due in bocca, e cuci le altre nell’abito.

«Mentre il mercante nascondeva le otto perle nella veste, fu veduto da un ladro, il quale andò tosto ad avvertirne i compagni. Essi si riunirono, e gettatisi sul povero diavolo, e toltagli la veste, fuggirono. Il mercadante si consolò pensando alle due perle che gli rimanevano, ed entrato in una città vicina per venderle, le diede ad un pubbico banditore.