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paese all’altro; è ormai tempo di non uscir più di casa, e mi riposi di tante fatiche fin ora sopportate. Continuerò a commerciare, vendendo e comperando qui le merci. —

«Era allora d’estate, e gli agricoltori avevano fatto una copiosa messe di grano; il mercatante prese la metà del denaro che possedeva, e ne comperò molto, sperando rivenderlo nell’inverno con grosso guadagno.

«Il risultato non corrispose alla sua aspettativa: il grano non valse all’inverno, che la metà del prezzo a cui avevalo comprato. Il mercatante, afflittissimo di quel ribasso, risolse di aspettare l’anno venturo per disfarsene. Il ricolto fu ancor più bello, ed il prezzo diminuì ancora.

«Un amico del mercatante venne allora a trovarlo, gli disse che non sarebbe giammai fortunato nel commercio del grano, e lo consigliò a vendere a qualunque prezzo quello che possedeva. Il mercatante rispose che non guadagnava nulla da molto tempo, che non poteva decidersi alla ragguardevol perdita, e che se dovesse anche serbarlo dieci anni, non lo avrebbe venduto che con guadagno. Nel medesimo tempo, per far vedere all’amico quanto fosse risoluto a tenerlo ancora, fece murare la porta del granaio.

«Poco tempo dopo, caddero piogge quasi continue e in tanta copia, che l’acqua penetrò dall’alto del magazzino, il quale ne fu quasi intieramente innondato. Il grano si guastò al punto che l’odore della putrefazione si faceva sentire anche al di fuori. Il mercatante fu costretto di far portar via il frumento guasto e gettarlo fuori della città. I facchini che prese, profittando della circostanza, si fecero pagare assai caro: talchè dovette sborsare cinquecento pezze d’oro per isbarazzarsene.

«L’amico del mercatante venne un’altra volta a tro-