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scorta la stoffa di seta, avanzatisi, vi trovarono avvolto il bambino, e vicino a lui la borsa piena d’oro. — Gran Dio!» gridò uno di essi, meravigliato; «in qual modo si trova qui questo fanciullo? Qual delitto, qual barbarie lo fece così abbandonare?» Il capo dei ladri, dopo aver diviso l’oro tra la sua banda, prese il bambolo fra le braccia, e risolse di allevarlo come suo figlio; lo nutrì egli stesso con latte e datteri, finchè giunto al luogo di sua dimora, lo affidò ad una nutrice.

«Azadbakht e la regina intanto si allontanavano sempre, sollecitandosi finchè giunsero alla corte di Persia. Il re Chosroe li accolse cogli onori dovuti al loro grado, e li fece alloggiare in un magnifico palazzo. Quando ebbe udita la loro disgrazia, diede ad essi un numeroso esercito e grosse somme di denaro. Rimasti alcuni giorni alla corte di Persia, per dimostrare al monarca la loro riconoscenza, e riposare delle fatiche sostenute, Azadbakht e la sua consorte s’incamminarono verso i loro stati.

«Il re detronizzato marciava alla testa delle milizie. Isfehend gli venne incontro. Si combattè d’ambe le parti con molto valore, e la vittoria rimase a lungo indecisa; finalmente l’esercito del ribelle visir fu volto in fuga, ed egli stesso ucciso per mano del re. Azadbakht rientrò nella capitale, e sedette ancora sul trono degli avi.

«Quando si vide pacifico possessore del regno, sua prima cura fu di mandare alla montagna dov’era stato costretto ad abbandonare il figliuoletto, per vedere cosa ne fosse avvenuto. Invano i messi percorsero tutto il paese all’intorno, fecero inchieste presso gli abitanti; niuno potè darne notizia. Il re, afflittissimo, non cessò di piangere la perdita del figlio: più anni trascorsero di tal guisa.

«Frattanto il principe, cresciuto in età, accompa-