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delle acque e non produceva frutti; il suo padrone voleva tagliarlo. — Trasportatemi altrove, gli diss’egli, e se non farò frutto voi mi taglierete. — Tu sei sulla riva delle acque, rispose il padrone, e non porti frutto; come ne porterai tu, se sarai trasportato altrove?» Tu sei ancor giovane, o Nadan; ma la vecchiaia dell’aquila val meglio della giovinezza del corvo. Tu parli di perdono; ma io non ho domandato di averti in mia mano se non per sottratti alla vendetta delle leggi ed ai più crudeli supplizi; se volessi renderti la libertà, Sencharib, accusandomi di debolezza, ti consegnerebbe alla giustizia. Io non voglio usare de’ miei diritti contro di te: Dio giudicherà fra noi e ti ricompenserà un giorno secondo le tue azioni. —

«Nadan, amareggiato da quei rimproveri, ed in balia ai rimorsi, non fruì lungo tempo della vita che doveva alla bontà dello zio; fu soffocato dalla propria rabbia, e la sua miserabil fine confermò la verità di questa sentenza: «Chi scava la fossa al fratello, vi cade egli stesso, e chi tende un laccio agli altri; vi è preso pel primo.»

La sultana avendo finita la storia del saggio Hicar, e temendo di non aver bastantemente divertito il re delle Indie, approfittò del resto della notte, e cominciò tosto la seguente storia, che doveva conservarlo la vita per molti giorni.