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la presi per aria, e le diedi il moto necessario perchè venisse a battere nelle rupi, presso le quali testè la ritrovaste. Starà in voi solo d’approfittare dell’occasione, ch’essa vi presenta, di diventar felice.»


NOTTE CDI


— La fata Pari-Banù avendo pronunziate quest’ultime parole con diverso accento, guardando anche in atto tenero il principe Ahmed, e chinando per subita modestia gli occhi, con un rossore che le salì sul volto, non fu al giovane malagevole comprendere di qual felicità intendesse ella parlare. Considerando adunque a prima vista che la principessa Nuronnihar non potea più essere sua, e che la fata Pari-Banù superavala assai in bellezza, in vezzi ed in attrative, non meno che per uno spirito trascendente ed immense dovizie, per quanto congetturar potea dalla magnificenza del palazzo, in cui trovavasi, benedisse il momento in cui eragli sorto il pensiero di cercare una seconda volta la freccia da lui scoccata, e cedendo alla simpatia che trascinavalo verso l’oggetto che l’accendeva di novello amore: — Signora,» disse, «quando per non avessi altra felicità in tutto il corso della mia vita fuor di quella d’essere vostro schiavo ed ammiratore di tante prerogative che mi rapiscono, mi stimerei ancora il più fortunato dei mortali. Perdonatemi adunque l’ardire che m’ispira di domandarmi tal grazia, e non isdegnate, col ricusarmela, d’accogliere nella vostra corte un principe che tutto a voi si consacra. —