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in mio soccorso e mi ha fatto trionfare de’ tuoi artifizi. Tu fosti per me come lo scorpione, il cui dardo trafigge ciò che v’ha di più duro; come l’uccello di cui si serve l’uccellatore per tirarne altri nel laccio.

«Ricevuto ed allevato da me, tu ti conducesti con maggior perfidia del cane, che il freddo fa entrare in una casa, e che, dopo essersi riscaldato, latra contro quelli di casa che sono costretti e batterlo e scacciarlo, per paura che non li morde; ti copristi d’infamia più del maiale che, dopo essere stato lavato e ripulito, scorge un pantano, e corre ad avvoltolarvisi.

«Innalzato da me al più alto grado, tu impiegasti per la mia rovina il credito ch’io ti aveva procurano. Un vecchio albero diceva un giorno ai boscaiuoli che lo tagliavano: — Il legno de’ miei rami fa il manico delle vostre scuri, e senza di me non potreste abbattermi.

«Io sperava che saresti per me un baluardo contro i miei nemici, e tu scavavi la mia tomba.

«Il tuo perverso carattere ha resi inutili tutti i miei avvertimenti. Si diceva un giorno ad un gatto: — Non rubar più: noi ti faremo un collare d’oro, e ti alimenteremo di zucchero e di mandorle. — Io non posso dimenticare, rispose il gatto, il mestiere de’ miei genitori.» Un giorno fu detto al lupo: — Allontanati da questo gregge; la polvere che solleva ti farà male agli occhi. — La carne degli agnelli, rispos’egli, me li guarirà in breve.» Si voleva insegnar a leggere ad un lupo; ma invece di ripetere solamente: A, B, C, diceva sempre: Agnello, bove, capretto.

«— Perdonatemi,» diceva talvolta Nadan allo zio, «dimenticate il mio delitto; mostratevi buono e generoso; permettete che vi serva, e sia l’ultimo de’ vostri schiavi; io adempirò volentieri alle più basse funzioni, e mi sottometterò alle maggiori umiliazioni per espiare il mio misfatto.

«— Un albero,» rispose Hicar, «sorgeva sulla riva