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se voleva, la metà del regno e di tutte le sue dovizie. Hicar lo ringraziò, e rispose:
«— Gli onori ed i beni che ottenni finora dalla vostra bontà mi bastano; che la vostra beneficenza si rivolga piuttosto su chi ha protetta la mia innocenza, che espose i suoi giorni per salvare i miei, e mi diè una seconda volta la vita. —
«Il re gli promise di aumentare ancora le ricompense già accordate ad Abu Shomaik, e gli attestò in seguito la più viva impazienza di udire il racconto di quanto era accaduto in Egitto. Hicar soddisfece la sua curiosità, e gli consegnò i regali ed i tributi di Faraone.
«Dopo alcuni giorni, Sencharib mandò in cerca del visir, e disse che voleva vendicarsi del tradimento e della perfidia di Nadan. Hicar scongiurò il re di risparmiargli quell’affronto, e lo pregò di dare in sua mano il nipote, acciò lo punisse egli stesso. — Basta,» aggiunse, «di separarlo dagli uomini; è una tigre che non potrà nuocere quando sarà rinchiusa. —
«Sencharib mandò subito ad arrestare Nadan; fu caricato di catene e condotto dallo zio, che lo fece calare in una prigione e custodire strettamente. Gli si portava tutti i giorni pane ed acqua, ed Hicar accontentavasi, per unico castigo, di rinfacciargli la sua ingratitudine e crudeltà.
«— Io ti colmai di beneficii,» gli diceva, «presi cura della tua infanzia, ti allevai, t’affidati l’amministraziene de’ miei beni; ti riguardava come l’erede delle mie ricchezze, e per lasciarti un’ eredità ancor più preziosa, io voleva trasmetterti il frutto della mia esperienza, le mie cognizioni, la mia saggezza: dopo quanto feci per te, tu cercasti di perdermi e darmi morte; ma Dio, il quale protegge l’innocenza, che consola gl’infelici ed umilia gli orgogliosi, è venuto