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«Tutti gli spettatori avevano fissi gli occhi su quell’apparecchio, e non potevano frenare la loro sorpresa. I fanciulli ripeterono più volte la medesima cosa. I servi d’Hicar percuotevano frattanto i manovali, trattandoli da stupidi e da pigri, e gridavano a Faraone ed al suo seguito: — Fate dunque portare ai maestri le cose di cui hanno bisogno, e non lasciateli oziosi.» Il re non potè a meno di ridere di quella scena; confessò di non poter far innalzare i materiali, e si riconobbe vinto. Hicar, approfittando della sua sorpresa, gli disse che se il re Sencharib fosse stato presente, avrebbe fabbricato in un sol giorno due palazzi simili. Faraone, non ponendo attenzione ai detti d’Hicar, gli ordinò di andar a riposare e recarsi da lui all’indomani.

«Venuto Hicar di buon mattino al palazzo, il re gli disse: — Sencharib, tuo padrone, ha un superbo cavallo: quando nitrisce, i nostri puledri lo intendono, e tosto s’impennano.» Il visir, senza rispondere, uscì, facendo segno che sarebbe tornato in breve. Giunto a casa, prese un gatto, lo legò, e flagellollo vigorosamente. Gli Egizi, udendo le grida del gatto, spaventaronsi e corsero a dirlo al re (1). Faraone mandò in cerca d’Hicar, e gli chiese perchè percuotesse in quel modo il povero animale. — Questo gatto,» rispose Hicar, «mi fece un brutto giuoco, che merita il castigo che gl’inflissi: il re Sencharib mi aveva regalato un bel gallo, il quale aveva una voce forte e gradevole; conosceva tutte le ore della notte, e le segnava assai bene col suo canto; questo maledetto gatto andò stanotte a Ninive, ed ha strangolato il mio gallo. — È impossibile,» disse Faraone, «e se non fosse nota la vostra saggezza, si potrebbe credere che la

  1. Gli Egizi avevano una venerazione superstiziosa pei gatti, i cani ed alcuni altri animali.