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tire per Ninive un messo incaricato di consegnare a Sencharib la lettera seguente:

««Salute ed onore al mio fratello ed amico il re Sencharib. La natura ha posto l’Egitto al disopra degli altri paesi, ed i suoi abitanti, studiando la natura, superarono tutte le nazioni.

««Una nuova meraviglia deve qui colpire gli sguardi dello straniero, ed annunciare da lungi tutta la potenza del genio. Io vorrei fabbricare un palazzo tra il cielo e la terra: se l’Assiria possiede un uomo abbastanza destro per esserne l’architetto, io vi prego di mandarmelo. Avrò eziandio molte questioni da proporgli. Se riesce a scioglierle e ad eseguire il mio pensiero, io vi pagherò una somma eguale alle rendite dell’Assiria per tre anni.»

«Sencharib comunicò dapprima la lettera ai grandi dell’impero. Essi furono sorpresi, e non seppero qual risposta dare. Ad uno poscia tutti i sapienti, i savi, i filosofi, i magi, gli astrologhi, e chiese loro se qualcuno d’essi volesse andare dal re d’Egitto a soddisfare alla sua domanda. Tutti risposero che il solo Hicar poteva altre volte rispondere a quegli enimmi, e che aveva partecipati i suoi segreti e le sue cognizioni soltanto al nipote Nadan. Il re, voltosi a costui, gli chiese il suo parere sul contenuto dello scritto. — Principe,» rispose questi, «il disegno del re d’Egitto è ridicolo ed impossibile; io veggo che le sue questioni non saranno meno frivole. Simili assurdità non meritano alcuna risposta; bisogna accontentarsi di sprezzarle. —

«Sencharih fu estremamente addolorato, vedendo l’imbarazzo e l’incapacità di tutti quelli che lo circondavano; si lacerò le vesti, scese dal trono, sedè sulla cenere, e si mise a piangere la morte del suo antico visir. — Ove sei,» sclamò, «o saggio Hicar? Ove sei, o il più saggio e sapiente degli uomini, tu che pos-