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carsi nello stesso giorno in quella pianura, alla testa d’un altro esercito. L’armata d’Hicar doveva porsi in movimento, come per attaccare le truppe del re, appena fossero comparse. La riunione dei due eserciti, quell’apparato di guerra, quelle evoluzioni militari avevano per iscopo di mostrare agli ambasciatori egiziani le forze dell’impero, ed impedire al loro padrone, al quale non mancherebbero di render conto di quanto avessero veduto, di attaccare le province d’Assiria. Tal era il contenuto di quella lettera, che Nadan fece ricapitare ad Hicar col mezzo d’uno degli ufficiali del re.

«Frattanto le lettere scritte in nome d’Hicar ai re di Persia e d’Egitto, essendo state trovate nel palazzo; furono portate a Sencharib, che le partecipò tosto a Nadan. Questi, fingendo la maggior sorpresa, non ristette dal fargli osservare esser quello il carattere ed il suggello di suo zio. — O Hicar!» sclamò il re; «che ti ho mai fatto? Perchè mi tradisci? Non ho io ricompensati abbastanza i tuoi servigi, e che cosa puoi sperare dai re di Persia e d’Egitto? Se io ho cessato di giovarmi de’ tuoi consigli, fu per lasciarti in riposo; e non scegliesti tu stesso il tuo successore? —

«Nadan, vedendo l’impressione da quelle lettere prodotta sullo spirito del re, lo consigliò a non affliggersi, ma di recarsi subito alla pianura di Nesrin, per vedere, coi propri occhi, ciò che sarebbe accaduto. Approvato il suggerimento dal monarca, Nadan si recò da lui nel giorno indicato nella lettera scritta ad Hicar, in nome di Sencharib.

«Questi partì alla testa di numerose schiere, accompagnato dai visiri e dagli altri grandi del regno, e si recò nella pianura di Nesrin. Ivi trovò l’armata d’Hicar disposta in ordine di battaglia. Quando il vecchio visir vide le soldatesche reali, fece avanzare le sue, e dispose il tutto per l’attacco, secondo l’ordine contenuto nella