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o sessanta passi circa, vide un palazzo magnifico, di cui non ebbe tempo di ammirare la stupenda struttura; imperocchè, nello stesso istante, una dama d’aria e portamento maestoso, e d’una beltà alla quale niun vantaggio crescevano nè la ricchezza dell’abito ond’era vestita, nè le gemme che l’adornavano, avanzossi sino sul vestibolo, accompagnata da una turba di donne, fra cui ebbe poca difficoltà a distinguere la padrona.

«Appena il giovane ebbe scorta la dama, sollecitò il passo per andare a tributarle i suoi ossequi; e la dama, dal canto suo, vedendoselo venire incontro, lo prevenne, alzando la voce, con queste parole: — Principe Ahmed, avvicinatevi; siate il ben venuto. —

«Sommo fu lo stupore del principe udendosi nominare in un paese del quale non avea mai inteso parlare, sebbene così vicino alla capitale del sultano suo padre; nè comprendeva come potesse essere conosciuto da una dama a lui ignota. Accostasi infine alla dama, se le getta a’ piedi, e rialzandosi: — Madama,» le dice, «al mio giungere in un luogo nel quale temeva la curiosità non mia avesse fatto imprudentemente penetrare, vi rendo mille grazie dell’assicurazione che mi date d’essere il ben venuto; ma, o signora, oserei, senza commettere inciviltà; domandarvi per qual avventura accade che, come voi medesima me ne istruite, io non vi sia sconosciuto, a voi, ripeto, che ci siete tanto vicina, senza ch’io ne abbia mai avuto cognizione se non oggi? — Principe,» rispose la dama, «entriamo in sala: soddisferò alla vostra domanda più comodamente per voi e per me. —

«Terminando tali parole, la dama, per insegnare al principe Ahmed la via, lo guidò in una sala, la cui maravigliosa struttura, l’oro e l’ azzurro che ne