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«Il giovane, senza spaventarsi, attestò al medico il proprio contento d’aver ottenuta la felicità cui aspirava, e ch’era disposto a morire. Lo ringraziò di nuovo del bene fattogli, gli augurò ogni prosperità, gli disse d’allontanarsi, e non esporsi anch’esso al pericolo. — Lasciate che il califfo,» soggiunse, «disponga di me come più gli talenta. — Non abbiate timore per la vostra vita,» rispose il medico; «vi assicuro che non ci accadrà alcun male; io vi farò vedere nuove meraviglie e prodigi d’altro genere.» Quelle parole tranquillizzarono il giovane, cagionandogli grande contentezza. Uscirono assieme dal bagno, e tornarono a casa.

«Il califfo ed il visir, entrati di buon’ora nella camera della principessa, la trovarono di ritorno, e videro che il sacchetto di miglio era vuoto. — Senza dubbio,» disse il visir, «ora conosceremo il colpevole.» Montarono tosto a cavallo, accompagnati da numeroso seguito di soldati, eseguirono le tracce del miglio. Giunti vicini alla casa, il giovane, udendo il rumore degli uomini e dei cavalli, ne avvertì il medico, il quale gli disse: — Prendete un vaso, empitelo d’acqua, salite sul terrazzo, versate l’acqua intorno alla casa, e scendete.» Il giovane eseguì quanto il medico gli aveva imposto.»


NOTTE CDXLI


— Arrivati il califfo ed il visir coi soldati, trovarono la casa circondata da un largo fiume, i cui flutti agitati si cozzavano con orribile fracasso. — Che vuol dir ciò?» disse il califfo al visir; «e da quando si è