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«Il giovane andò tosto ad abbigliarsi, senza prestare però molta fede alle parole del medico. Appena fu di ritorno, vide comparire un letto sul quale dormiva la principessa, più bella nel suo sonno che il sole al suo levarsi. — Che veggo mai? Qual prodigio!» gridò stupefatto. — Non v’ho io promosso,» disse il medico, «di farvi ottenere l’oggetto dei vostri voti? Ecco l’adempimento delle mie promesse. — In verità,» riprese il giovane, «voi siete un mortale straordinario, e mai il cielo ha dato ad alcuno il potere di operar tali prodigi. - Egli baciogli quindi le mani, e gli attestò la più viva riconoscenza per quel favore. — Mi ritiro, » gli disse il medico, interrompendolo; «colei che amate è nelle vostre mani; a voi tocca farle aggradire il vostro amore. —

«Quando il medico fu partito, il giovane amante si accostò alla principessa. Questa aprì gli occhi, e vedendosi, un uomo vicino, gli domandò chi fosse. — Lo schiavo de’ vostri begli occhi,» rispose; «l’infelice che muore per voi, e che non amerà mai altri fuor di voi.» Commossa da tali parole, la principessa guardò il giovane, fu colpita della sua avvenenza, e si sentì il cuore infiammato per lui.

«— Siete voi,» gli disse sospirando, «un uomo ovvero un genio? Chi m’ha portata in questo luogo? — Io sono,» rispose il giovane, «il più felice di tutti i mortali, e non cambierei la mia condizione con quella dei geni, la cui potenza vi ha qui trasportata per le mie preghiere. — Ebbene,» ripigliò ella, «giuratemi, amico, che voi ordinerete loro di portarmi qui tutte le notti. — Madama,» rispos’egli, «è porre il colmo ai miei voti, assicurandomi così la durata della mia felicità. —

«I due amanti s’intertennero a lungo intorno alle loro avventure, e passarono insieme momenti deliziosissimi.