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«— A dir vero, o signore, io non sento alcun dolore, nè provo alcun incomodo; ma sono innamorato. — Voi siete innamorato! — Sì, signore, ed anche innamorato senza speranza di possedere l’oggetto che amo. — E di chi siete mai invaghito? Confidatelo a me. — Io ve n’ho detto per ora abbastanza; lasciatemi attendere a’ miei affari, e servire gli avventori. Se volete tornare dopo mezzodì, vi parlerò più a lungo del mio stato, e vi narrerò le mie avventure. — Va bene. Andate alle vostre occupazioni, per paura che si stanchino d’aspettarvi: tornerò stasera. —

«Dopo questo colloquio, il medico persiano si mise a mangiare. Andò poscia al passeggio, si divertì a vedere le bellezze della città, e verso sera tornò dal giovane. Questi fu assai lieto di rivederlo, e concepì la speranza che lo potrebbe almeno sollevare dalla sua pena e dalla noia. Chiusa la bottega, lo condusse alla sua dimora, bella e ben mobigliata, avendo ereditato dai genitori una fortuna ragguardevole. Quando furono entrati, venne imbandita una delicata cena. Dopo il pasto, il medico pregò il giovane di narrargli le sue avventure, e questi lo fece in tali termini:

«— Il califfo Motaded-Billah (1) ha una figlia, la cui avvenenza può passare per un prodigio: dessa riunisce ad un aspetto incantevole, ad occhi teneri e vivaci insieme, un portamento nobile, una statura snella e delicata; insomma, è una riunione di tutte le perfezioni, e non solo non si vide mai nulla di simile, ma eziandio non si è mai sentito parlare di beltà sì straordinaria. Molti principi e sovrani la chiesero in isposa al padre, ma l’ha rifiutata a tutti,

  1. Decimosesto califfo della dinastia degli Abassidi, che regnò dal 892 al 902 dell’era cristiana.